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21 ottobre 2009

Insorgenza valtellinese del 1809

Da Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna dell’avvocato Giuseppe Romegialli, Volume IV, Sondrio 1839.


[… ] Al seguito dei cavalli dei quali dicemmo, diretti dai tre loro capi Bonafina, Moja e Federici, venivano di Valcamonica alcune centinaja di uomini ammassati da quei comuni e da quelle vicinanze, tra i quali molti della feccia più vile ed abbietta e alcuni di Valtellina banditi e colà ricovrati. Venne quest'orda da Aprica in diversi branchi e recossi a Stazzona. Al loro giungere esultò il popolo, suonò a festa le campane. Quando giunsero al ponte di Villa vi arrivarono Giovanni Simeone Parravicini e Piccioli Giuseppe di Tirano. Era quello un convegno. Presentaronsi tutti sulla piazza di Villa ove, anche per essere giorno festivo, era frequenza di popolo. Abbatterono e sminuzzarono l'albero della libertà e sostituironvi una gran croce.

[…] ma il dì otto di buon mattino il disertore Domenico Scillino di Stazzona, alla testa di circa quindici di quella terra, comparve in Villa, vi suonò a stormo e vide quindi aggiungersi molti alla sua banda. Uniti, obbligarono quella rappresentanza comunale a dare armi, tamburo e munizioni. In quella occasione, sortendo que' sciagurati dalla casa municipale, ne esportarono l'asta che serviva a misurare i coscritti, e sulla piazza la fecero in pezzi. Di là, a tamburo battente, volsero a Bianzone, e per iscritti, vi intimarono al notajo Bernardo Fornonzini la somministrazione di cinque libbre grosse polvere da projexione.

[…] Inoltratesi le truppe reali alla volta di Villa, trovarono in quelle parti il grosso degli insorti. Vi si combattè qualche tempo; gli insorti vi si mostrarono più che altrove ben diretti, fermi, decisi; sennonché tutto vinse il cannone. Fuggirono lasciando, oltre i feriti, sul campo quattordici morti, e furono Paolo fu Giacomo Colombino, Andrea fu Andrea Ronco, Vincenzo fu Antonio Scaletti, Pietro fu Girardo Merlo Girardini, Maria fu Giovanni Colombini moglie di Pietro Poletti Zanini, Martino fu Giovanni Zanolari, Lorenzo fu Giovanni Pianta, Giovanni di Pietro De Meo, Domenico fu Pietro Borseri tutti di Villa. Antoniaccini Giovanni fu Giovanni di Vezza Valle Camonica, Corvi Giacomo fu Antonio di Tirano, De Campo Barlolomeo di Giacomo di Tirano, Pedretti Giuseppe fu Romedio de' Baruffini comune di Tirano, Armanaschi detto Cassianetto Bartolomeo di Cassiano di Tovo, Sceltola Malico fu Stefano di Vervio e Silvestri Bernardino di Giovanni soldato bresciano. Due gendarmi a cavallo, fra quali certo Sacchi detto alle volte Sacchino, non abituati a danze marziali, fuggirono sulla manca dell'Adda, ma dato il Sacchi nei rustici, probabilmente, di Stazzona, in maniera barbara, ne venne massacrato; l'altro, accolto da un prete, n'ebbe gli abiti, e per tal guisa scampò. Entrato in Villa il Polfranceschi, poco mancò non avesse il capo schiacciato da macigno, col quale una femmina dall' alto provossi coglierlo. Quella sera fu egli colle sue genti in Tirano. Il dì appresso vedevansi per anche molti degli insorti qua e là dispersi e fuggenti. Il Polfranceschi, ben differente di un Rusca in Tirolo, il più dei prigioni che gli erano condotti, dopo sensati discorsi e parenetici, mandava liberi ai loro tetti.